“In Siram Veolia – azienda che offre servizi di gestione ottimizzata delle risorse ambientali – sono tante le persone che hanno una famiglia, considerando che l’età media dei lavoratori è di 45 anni” spiega Emanuela Trentin, Amministratore Delegato. “Nella vita quotidiana come genitori o figli siamo messi continuamente alla prova: dobbiamo negoziare, scendere a compromessi, gestire situazioni complicate. Con i master di LBV per neo-genitori e caregiver sarà evidente come queste capacità possano essere messe a disposizione anche in azienda, migliorando la perseveranza, l’autostima e la performance, fondamentali per il nostro lavoro e per quello dei colleghi. Così come, viceversa, molto spesso ci troviamo a mettere in atto a casa meccanismi che solitamente applichiamo in ufficio. Questo dimostra come la vita privata e lavorativa possano essere complementari”.
I master di LBV si basano infatti sul Life Based Learning e aiutano i lavoratori a capire come le esperienze della vita privata possono conciliarsi con il lavoro o migliorare gli aspetti
lavorativi. Siram Veolia è un’azienda presente su tutto il territorio italiano con oltre 3.000 collaboratori. I master digitali di LBV, tra cui il nuovo CARE per figli caregiver, possono offrire a colleghi di sedi diverse di partecipare a un progetto di formazione inedito ed entrare in contatto attraverso una community in cui scambiare riflessioni ed esperienze, “cosa che con i canali lavorativi ‘classici’ non potrebbe avvenire facilmente” – spiega Trentin.
“Collaborare e condividere gli obiettivi per il bene comune favorisce la sinergia e il clima lavorativo. Abbiamo scelto di proporre il master CARE poiché lo spirito di Life Based Value è proprio quello di unire mondi diversi e modi di vivere, per trarne il meglio”.
“Dopo 8 anni di applicazione della policy che supporta la genitorialità il 100%, delle mamme di Danone rientrano in azienda e sul totale delle promozioni il 40% è rappresentato da donne rientrate dal congedo maternità. Senza contare il tasso di natalità, pari al 7%, 11 punti percentuali sopra la media nazionale (che si attesta al -4%)”. Sono queste le parole di Sonia Malaspina, HR director South Europe Danone Specialized Nutrition per spiegare gli impatti di una parental policy avviata nel 2011 e che, dal 2017 ha visto l’introduzione del master LBV per future mamme, neo-mamme e neo-papà con bambini fino a 3 anni.
“Grazie al master per i neo-genitori abbiamo avuto degli accrescimenti davvero interessanti e soprattutto misurabili. Sono migliorate l’abilità di lavorare per priorità (+35%), di prendere decisioni (+15%), di delegare (+35%) e di gestire la complessità (+10%) ma anche l’empatia (+35%) e l’agilità mentale (+20%)” – continua Sonia Malaspina.
Forte di questi numeri e di questa esperienza che ha permesso di scoprire come la fase dell’accudimento possa migliorare anche le capacità manageriali, Danone ha quindi deciso di rivolgere l’attenzione anche verso un altro tipo di cura: quello dei caregiver, che si prendono cura di genitori anziani o di parenti con disabilità e malattia.
Si è tenuto lo scorso 27 gennaio presso l’Ambasciata italiana a Londra, il primo evento del ciclo Italy4Innovation del 2020, dedicato a un tema strettamente connesso alla sostenibilità: gli investimenti a impatto – a cui ha preso parte anche la nostra CEO Riccarda Zezza, imprenditrice sociale e portatrice di un nuovo concetto di “human sustainability”.
(altro…)Milano, 24 gennaio 2020. Quest’anno la Borsa Italiana del Turismo, oltre ai trend che delineano il volto di un settore in continua evoluzione, dedicherà un particolare focus al gender gap che penalizza tutt’ora l’avanzamento di carriera delle donne nel turismo. La diseguaglianza di genere e la necessità di dedicare spazio alle oltre 500.000 donne che contribuiscono allo sviluppo dell’economia turistica e della cultura dell’ospitalità in Italia, saranno affrontati nel convegno “Donne del turismo, dove siete finite?” in programma il prossimo 10 febbraio all’interno della BIT. Vi prenderanno parte relatrici di spicco, tra le quali Riccarda Zezza, CEO di Life Based Value, Marianna Marcucci, Vice-ChairPerson Italy di ALL Ladies League (ALL) e Co Founder Invasioni Digitali e Paola Maniga, Head of Development at Bruegel, Co-Founder of The Brussels Binder, moderate da Giulia Eremita, professionista del marketing turistico digitale, nello spazio di FormazioneTurismo.
Le donne nel settore del turismo e dell’ospitalità rappresentano più della metà degli occupati globali. Secondo World Bank, nel 2019, sono infatti il 54%, contro un tasso di partecipazione globale delle donne all’economia del 39%. In Italia, a fronte di circa un milione di occupati nel settore del turismo e dell’ospitalità, oltre 500 mila sono donne. Nonostante una forte presenza “numerica” nel settore turistico, le donne riscontrano tutt’ora grossi ostacoli alla carriera e il settore si conferma uno di quelli in cui è più difficile “sfondare” il soffitto di cristallo. Le donne, infatti, occupano soprattutto ruoli a più basso livello di competenza (low-skilled) ed è marcata la sotto rappresentanza femminile ai vertici della scala gerarchica
Solo il 10% di donne ricopre posizioni cosiddette C-Level, perlopiù negli ambiti delle Risorse Umane, e solo il 36% partecipa ai Consigli di Amministrazione (quest’ultimo dato, in crescita, rispetto all’edizione precedente che si attestava intorno al 25,5%).
Ma quali sono gli ostacoli all’avanzamento di carriera delle donne? Un report di Equality in Tourism evidenzia 5 motivi: tra essi, la mancanza di un “work-life balance”, che rende l’attività lavorativa in questo settore poco compatibile con il ruolo di “caregiver familiare”, storicamente e ancora fortemente associato alla figura femminile. Secondo il rapporto Women in the Workplace 2019 di McKinsey&Company e LeanIn.org, negli ultimi cinque anni, oltre il 60% dei lavoratori dipendenti ha vissuto un evento significativo nella propria vita personale, la nascita di un figlio o prendersi cura di un familiare affetto da un problema di salute. Il 20% delle donne, che hanno richiesto un congedo per far fronte a questo momento, hanno riscontrato che prendersi una pausa dal lavoro ha avuto un impatto negativo sulla propria carriera, effetto riscontrato soltanto dal 10% degli uomini.
Ed è proprio su questi temi che si concentrerà l’intervento di Riccarda Zezza, che commenta: “I risultati raccolti dagli oltre 8.000 partecipanti dei nostri master digitali, madri, padri e caregiver dipendenti delle nostre 70 aziende clienti, dimostrano che prendersi cura di qualcuno non è più solo una dimensione personale, ma una vera e propria palestra, preziosa anche per la carriera professionale e le aziende. Nei nostri master digitali, il metodo di apprendimento ‘basato sulla vita’ attiva il potenziale formativo delle esperienze di cura, come la genitorialità o la cura di un genitore anziano, migliorando le competenze trasversali e aumentando l’efficacia dei partecipanti anche sul lavoro. Il risultato è anche un generale senso di benessere, un miglioramento significativo del work-life balance e una maggiore motivazione e fidelizzazione verso la propria azienda, che ha dimostrato di saper accogliere al suo interno la vita delle proprie persone, valorizzandola”.
L’appuntamento è per lunedì 10 febbraio alle ore 15.30 nella Sala Green 6, durante la BIT presso Fieramilanocity – MiCo, Milano.
Milano, 20 gennaio 2020. Il Governo studia la Riforma del congedo parentale con l’obiettivo di condividere e bilanciare tra madre e padre l’obbligo di conciliazione lavoro – carriera. La proposta di Palazzo Chigi di introdurre un unico congedo famigliare della durata di sei mesi, di cui poco meno di 5 mesi riservato alle neomamme e poco più di 1 mese ai neopapà va in questa direzione.
Per contribuire alla riflessione su questo tema, il prossimo 23 gennaio Riccarda Zezza che da anni studia i temi legati alla genitorialità ed è CEO di Life Based Value, società proprietaria del metodo MAAM, che trasforma l’esperienza genitoriale in un master in competenze soft, ospiterà presso la sede milanese in Via Ampère 30 alle 17, il workshop “5×5”, prima tappa focalizzata sul congedo di paternità, di un viaggio per l’Italia in cui 5 parlamentari – tra cui Lia Quartapelle e Alessandro Fusacchia – discuteranno con esperti e cittadini 5 idee per influenzare l’agenda del governo e incidere sul futuro dell’Italia.
Riccarda Zezza commenta: “Il problema sta all’origine, nel modo in cui definiamo e quindi consideriamo il periodo di astensione dal lavoro: “congedarsi” vuol dire andare via, mentre chi si assenta dal lavoro per prendersi cura dei figli è più presente che mai nella società e sta anche migliorando competenze ed equilibri in un modo che avrà un ritorno positivo sul proprio lavoro. Non si tratta quindi di un congedo, ma di una vera e propria trasferta: per le madri come per i padri”.
Life Based Value ha rilevato quali sono i principali “ostacoli alla paternità” per chi lavora. I risultati dell’analisi qualitativa su un campione di 200 padri, utenti del master MAAM evidenziano 4 grandi categorie:
Le ricerche indicano che la maggiore presenza paterna ha benefici su molte dimensioni: oltre a migliorare l’intelligenza emotiva dei padri, ha un impatto positivo sulle performance scolastiche dei figli e diminuisce i conflitti nella coppia. Sappiamo che la formazione in competenze soft dei dipendenti porta a un aumento della produttività del 12%, e a un ritorno sull’investimento fino al 250%.
Invece di considerarlo un mese di “congedo”, la paternità – ma anche la maternità andrebbe quindi definita come una “trasferta”, in cui gli uomini vanno sia ad allenare competenze, che torneranno loro utili anche in ambito lavorativo che a ridurre il rischio di dover sostenere costi molto più alti in futuro per non aver potuto investire tempo e risorse in fasi critiche della vita familiare.
Ne parliamo anche su ItaliaOggi del 16 dicembre 2019.
Nello specifico – spiega l’articolo – si tratta del primo e unico master per i caregiver lavoratori, che trasforma l’esperienza di cura verso un genitore fragile in palestre di competenze soft. Seguendo un format analogo a quello del Master per i genitori, che in quattro anni è stato utilizzato da oltre 8 mila madri e padri in 70 aziende, con un miglioramento delle competenze fino al 35% e un aumento di ingaggio per l’85% dei partecipanti, il nuovo CARE fa scoprire ai lavoratori caregiver nuove competenze e risorse, aumentando il loro benessere e la competitività delle loro aziende.
Il nuovo Master consente di sfruttare anche in ambito lavorativo il naturale miglioramento di alcune delle competenze legate all’esperienza della cura, tra cui gestione dello stress, gestione del rischio e dell’errore, saper prendere decisioni, empatia, delega, creazione di alleanze nel rapporto con gli altri, leadership, fiducia in sé, autoconsapevolezza nell’autorealizzazione e senso di sé.
CARE applica la metodologia del Life Based Learning, con 9 moduli digitali ricchi di contenuti interattivi e missioni “real life” che usano la vita reale come palestra di formazione esperienziale.
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Dover badare ai familiare bisognosi di assistenza è sempre stato un freno per la carriera di una donna. Ora un master speciale insegna alle dipendenti delle aziende a sfruttare quel talento. Per diventare leader compassionevoli.
Riccarda Zezza è stata intervistata da Monica Bogliardi di Grazia in occasione del lancio del nuovo master CARE per figli caregiver e ne è nato un articolo pubblicato sul settimanale Grazia del 5 dicembre 2019. Ecco un estratto.
In che senso anche la cura, come la maternità, può essere un master?
Tutta la vita regala momenti di apprendimento, in particolare le fasi di transizione: apprendi qualcosa di necessario, devi abbandonare la vecchia idea di te e attrezzarti per gestire la nuova situazione. Il diventare “caregiver”, il prendersi cura dei genitori, è uno di questi momenti, e può essere sfruttato al massimo.
Quali competenze professionali vengono sviluppate dalla cura?
Ne abbiamo contate 19. Tra queste, quelle di tipo relazionale, la capacità di ascolto, quella di fare alleanze, il saper osservare. Ma anche la pazienza, l’abilità di gestire il rischio e il cambiamento, la flessibilità e l’agilità mentale. Tutte queste qualità formano la cosiddetta leadership compassionevole, una dote preziosa nell’agguerrito mondo del lavoro.
Che cosa penalizza la donna che cura i propri familiar?
Il fatto che i tempi professionali e quelli privati non siano mai armonizzati non aiuta. Come il non valutare i risultati finali, gli obiettivi raggiunti, ma controllare orari e presenze in ufficio. Il “caregiver” non pensa mai a sé come a una risorsa preziosa. Invece con CARE cambia il punto di vista, vince l’idea contraria, e quando lo scopri smetti di sottovalutarti e cambi il modo di vedere te stessa.
Qual è invece il valore aggiunto?
Le “caregiver” sul lavoro sono favorite dall’essere diventate brave ad ascoltare, a fare alleanze, motivare chi lavora con loro. Sanno fare squadra perché l’hanno imparato in un ambiente estremo come quello della malattia e del farsi carico, dove le energie di tutti sono preziose e vanno messe in campo.
Com’è strutturato il percorso del master CARE?
Dura tre mesi. I dipendenti interagiscono con moduli online, che alternano informazioni e domande che punto a mettere a fuoco le proprie reazioni nella vita quotidiana di caregiver. In più entrano in contatto con colleghi di altre aziende che vivono la loro stesso condizione: condividere aiuta a rompere l’isolamento e a trovare consigli preziosi.
Ma questi master funzionano?
Non dovrei essere io a dirlo, ma danno ottimi risultati: il 94 per cento dei nostri clienti ha rinnovato il contratto. Non solo: le persone apprendono più facilmente quando per loro è rilevante. La vita quotidiana è la cosa più rilevante che c’è, dunque impari più velocemente perchè sai di poter usare tutto e subito.
Intervistata dal settimanale Gente del 30 novembre 2019, Maria Bianca Farina, da due anni Presidente di Poste Italiane, racconta che in un’azienda come Poste dove “le donne sono oltre il 50% del nostro personale”, la maternità è un valore aggiunto e “alle giovani dico: i figli non sono di inciampo alla carriera”.
“Non mi sono mai sentita discriminata” – spiega. “Ho fatto battaglie che avrei fatto anche se fossi stata un uomo, ma ciò non toglie che ci siano donne che quelle discriminazioni le hanno subite. Credo che il mondo del lavoro sia ancora a misura di uomini, perché è sempre stato così, e loro spesso non trovano in noi quelle caratteristiche che si aspettano, specchiandosi in loro stessi. È per questo che spesso le donne sono state costrette a entrare dalle porte secondarie e che malgrado leggi come quella sulle quote rosa ancora siano poche, soprattutto ai piani alti”.
In Poste Italiane molto è cambiato da quel lontano 1863, quando servì addirittura un decreto regio per assumere la prima donna. Mentre oggi “è una delle imprese più femminili che ci siano”.
“Naturalmente occorre un impegno supplementare per favorire e abilitare il più ampio accesso femminile ai ruoli di maggior rilievo e manageriali”. Una sfida nella sfida, continua l’articolo di Gente, in una Paese come l’Italia dove tante donne sono costrette a rinunciare al lavoro, proprio perché non riescono a conciliarlo con la famiglia.
Nel nostro Paese ancora solo il 56,2% delle donne partecipa al mercato del lavoro e il tasso di occupazione non supera il 50%. Si tratta dei valori tra i più bassi, insieme a quelli della Grecia, tra i paesi dell’Unione europea. Ne abbiamo già parlato qui.
Maria Bianca Farina ha però a cuore questa situazione e sa che, dalla sua posizione di rilievo, deve impegnarsi affinché altre donne possano arrivare ai vertici delle aziende: “Incoraggio le donne con cui lavoro sottolineando sempre che possono farcela anche loro”.
E poi parla anche di noi:
In Poste abbiamo adottato MAAM, che grazie alla tecnologia assicura la continuità della prossimità con l’azienda anche da casa e trasforma la maternità in un valore aggiunto sul lavoro. Perché le competenze che la maternità produce e acuisce – penso all’attenzione al futuro, alla pazienza, all’ascolto – sono preziose anche quando si torna alla scrivania.
Poste Italiane è la prima azienda che ha adottato MAAM, il Master per neo-genitori, nel 2015.
Life Based Value, la società HR-tech co-fondata da Riccarda Zezza, lancia il nuovo master digitale che valorizza gli effetti positivi dell’esperienza del caregiving traducendola in efficacia e competenze utili sul lavoro.
Milano, 14 novembre 2019 – Il 73% dei dipendenti di un’azienda si prende cura di un familiare[1]: da oggi questa esperienza diventa fonte di competenze professionali a disposizione delle aziende. Succede con CARE, il nuovo master digitale in competenze soft lanciato oggi da Life Based Value, l’azienda HR-tech co-fondata da Riccarda Zezza, che crea soluzioni innovative per lo sviluppo delle persone. Attraverso il metodo del Life Based Learning, il master mette in evidenza per la prima volta al mondo le opportunità di sviluppo personale e professionale generate dal prendersi cura dei propri genitori.
Anche se è difficile individuare un’unica parola che traduca in italiano il termine caregiver, “colui che si prende cura di qualcun altro”, questa condizione è tutt’altro che insolita. 7 lavoratori su 10[2] in un’azienda, negli Stati Uniti, fanno parte di questa categoria, dedicando in media 24 ore a settimana alla cura di un familiare anziano, disabile, malato o non autosufficiente. Se consideriamo l’Italia il 30,5% degli over 50 dichiara di essere caregiver. In particolare, il carico di cura verso gli anziani e i non autosufficienti sembra pesare maggiormente sulle spalle delle donne: Il 34% di queste si occupa di genitori anziani e non autosufficienti. Se consideriamo solo gli uomini invece tale percentuale scende a 28,6%, un segmento comunque non irrilevante[3].
Questi dati sono destinati a crescere, considerando anche il progressivo invecchiamento della popolazione e le aziende non possono più ignorare questa dimensione, anche perché farlo comporta ingenti costi di turnover e perdita di talenti.
In questo contesto nasce CARE, il primo e unico master per i caregiver lavoratori, che trasforma l’esperienza di cura verso un genitore fragile in palestre di competenze soft. Seguendo un format analogo a quello del master per i genitori, che in quattro anni è stato utilizzato da oltre 8.000 madri e padri in 70 aziende, con un miglioramento delle competenze fino al 35% e un aumento di ingaggio per l’85% dei partecipanti, il nuovo CARE fa scoprire ai lavoratori caregiver nuove competenze e risorse, aumentando il loro benessere e la competitività delle loro aziende. Il master applica la metodologia del Life Based Learning, con 9 moduli digitali ricchi di contenuti interattivi e “missioni real-life”, che usano la vita reale come palestra di formazione esperienziale. Il master consente così di sfruttare anche in ambito lavorativo il naturale miglioramento di alcune delle competenze legate all’esperienza della cura, come:
Si stima che la formazione in competenze soft dei dipendenti porti a un aumento della produttività del 12%, un talent retention del 10% e un ritorno sull’investimento del 250%[4].
Per questo tipo di formazione le aziende spendono ogni anno in Italia oltre 1 miliardo di euro. Life Based Value propone una nuova modalità di formazione alle soft skill, non più insegnata nelle aule, ma che trae origine dalla vita, con numerosi vantaggi. Innanzitutto, i dipendenti sono più motivati ad apprendere perché si tratta di una formazione collegata ad esperienze reali e di forte rilevanza per loro, e non teorica; i feedback poi sono continui ed immediati e le occasioni di apprendimento quotidiane. È, infine, una formazione “ecologica” perché scopre e fa usare risorse che le persone hanno già, senza bisogno di “aggiungere altro”. Tutto questo è in sintesi il metodo del Life Based Learning, già sperimentato con successo da oltre 8.000 persone.
“Dopo aver dimostrato nei fatti che diventare genitore è un vero e proprio master, siamo pronti a cambiare un altro punto di vista che oggi sta causando enorme malessere nelle persone e perdita di risorse per le aziende” – dichiara Riccarda Zezza, CEO di Life Based Value. “I lavoratori over 50 si trovano sempre più di frequente ad affrontare la situazione di prendersi cura di un genitore bisognoso e questo è incredibilmente ancora oggi uno stigma e fonte di isolamento e stress. In realtà, come dimostrano numerose ricerche, prendersi cura di qualcuno può essere un’eccezionale esperienza di formazione, e prendersi cura in particolare di un genitore è un’opportunità unica di sviluppo personale. Perché le aziende dovrebbero buttare via queste risorse?”
Le oltre 70 aziende che hanno già adottato le soluzioni offerte da Life Based Value si stanno rendendo conto che la chiave del successo oggi è riconoscere e valorizzare i diversi ruoli che le loro persone ricoprono in contemporanea nella vita, consentendo loro di portare “tutto di sé” anche sul lavoro. Le società già pronte per mettere a disposizione dei propri dipendenti il nuovo Master CARE sono numerose; tra esse anche Danone, MSD Italia, Siram Veolia e Trenord-Gruppo FNM e che hanno scelto di diventare “LIFE READY”, pronte cioè a riconoscere il valore aggiunto delle esperienze di vita dei propri dipendenti.
“Sono profondamente convinta del fatto che sempre più la formazione in azienda passi attraverso attività esperienziali e di vita: i corsi di formazione non sempre riescono a trasmettere quanto invece la maternità e la paternità insegnano in maniera del tutto naturale. Questo è il motivo per cui abbiamo deciso di aderire a MAAM nel 2017, – inserendo il Master per i neo-genitori all’interno delle nostre iniziative di successo a supporto della genitorialità, un percorso lanciato internamente a partire dal 2011 e culminato in una Parental Policy innovativa e basata sull’ascolto delle nostre persone e dei loro bisogni. Per questa ragione oggi abbiamo deciso di supportare il lancio di CARE. Crediamo infatti che prendersi cura di un familiare, che si tratti di un figlio o di un genitore anziano, possa potenziare o addirittura costruire soft skills essenziali per lavorare in maniera efficace e produttiva”. Sonia Malaspina, HR Director South Europe Danone Specialized Nutrition
“I cambiamenti e le sfide imposte da un contesto esterno sempre più mutevole e incerto, possono essere affrontate solo grazie allo sviluppo di competenze convergenti: collaborazione, scambio, diversità. In questo senso, crediamo che uno strumento come CARE, possa rappresentare una ulteriore ‘palestra’ attraverso cui abbandonare schemi rigidi e preimpostati e allenarci nella gestione della complessità e del cambiamento, nutrendo la nostra attitudine alla innovazione continua e continuando nella nostra missione di Inventare per la vita!”. Michelangelo Ceresani, HR Executive Director MSD Italia
“Siram Veolia conferma il continuo investimento nella crescita professionale dei suoi 3.000 collaboratori su tutto il territorio italiano attraverso una serie di iniziative per lo sviluppo delle company capability (mentoring, opening innovation, formazione). In questa ottica, stiamo implementando questo percorso attraverso il quale miriamo alla creazione di un network collaborativo, unito da Valori condivisi e da una ragion d’essere che mira al bene comune. Siamo felici di aggiungere alla nostra inclusion roadmap anche il master CARE di Life Based Value perchè crediamo fortemente che le esperienze importanti nella vita privata, come il prendersi cura di figli e/o genitori, possano essere valorizzate anche sul lavoro in quanto ci permettono di migliorare la perseveranza, l’autostima e la performance”. Emanuela Trentin, Amministratore Delegato di Siram Veolia
“FNM e Trenord sono state le prime aziende, nel settore del trasporto ferroviario in Italia, ad aver aderito al master per valorizzare le capacità acquisite dai dipendenti quando diventano genitori e visto il riscontro positivo avuto, siamo lieti di poter estendere a tutti i colleghi una nuova opportunità che lega l’innovazione digitale alle esigenze più personali. Siamo convinti che le persone, per poter lavorare serenamente, debbano essere accompagnati, come molti a loro volta fanno già con i propri parenti. Per noi aver cura della persona vuol dire questo, mettere al centro del lavoro la persona, dal momento più felice in cui diventa genitore ai momenti più impegnativi quando occorre sostenere i propri cari nei momenti più difficili. Per questo aderiamo fin da subito al Master CARE”. Andrea Gibelli presidente di FNM e Marco Piuri AD di Trenord e Direttore Generale del Gruppo FNM
[1] Joseph B. Fuller, Manjari Raman, “The Caring Company”, Harvard Business School
[2] Joseph B. Fuller, Manjari Raman, “The Caring Company”, Harvard Business School
[3] Talenti Senza Età 2019. Donne e Uomini over 50 sul lavoro, ricerca a cura di Valore D
[4] Boston College, Harvard University, University of Michigan
Apre a Napoli il primo innovation hub di Terna nel Sud Italia, il secondo nel Paese dopo Torino. Un laboratorio di idee innovativo, al servizio della rete elettrica. Il progetto fa parte del percorso di innovazione e digitalizzazione per il quale Terna investirà circa 700 milioni di euro nei prossimi cinque anni, in tutta Italia. Anche Life Based Value tra le 6 realtà innovative presenti all’evento di inaugurazione.
L’inaugurazione si è svolta ieri, 7 novembre, a Napoli, alla presenza della Ministra per l’Innovazione Paola Pisano, e dell’AD di Terna Luigi Ferraris.
Attraverso l’interazione e lo scambio con realtà esterne come le università, i centri di ricerca, startup e imprese, l’innovation hub diventerà un laboratorio dove creare, sviluppare e testare concretamente le nuove idee.
L’hub di Napoli è dedicato al “Digital to People”, la trasformazione digitale dei processi aziendali e l’innovazione degli strumenti nell’area risorse umane e dell’organizzazione.
Gli ambiti di progetto sono sei, tutti funzionali al miglioramento dell’employee experience:
Gli investimenti nelle Risorse Umane sono strategici per un’azienda che – come dichiarato durante l’evento di inaugurazione dall’AD Ferraris – “genera un contributo occupazionale in Italia di circa 15 mila unità tra dipendenti diretti e indiretti, considerando l’indotto”.
Ci siamo anche noi tra le 6 startup che ieri erano presenti all’evento di inaguarazione e hanno potuto interagire con la Ministra Pisano e l’AD Ferraris: 6 realtà innovative selezionate dall’azienda per la realizzazione di applicativi volti a ottimizzare la sicurezza e la formazione del personale.
Maurizio Zazzaro, Chief Revenue Officer di Life Based Value, presente all’evento, ha offerto un quadro sulle soluzioni di Life Based Value per i dipendenti: dal master per i neo-genitori, al nuovo master per chi si occupa di un genitore anziano e alle altre soluzioni formative dedicate ai manager e ai caregiver in azienda (che, in media, rappresentano circa il 73% della popolazione di un’azienda), che contribuiranno a rendere anche Terna un’azienda “Life Ready”, dotandola di strumenti per conoscere meglio le proprie persone, di canali per la formazione “tra digitale e vita reale” accessibili da tutti i dipendenti, in ogni momento nel rispetto dei loro ritmi di vita e lavoro, con un metodo di apprendimento – quello del Life Based Learning – motivante perché coinvolge la vita e le emozioni, che consente di migliorare competenze soft, ridurre i livelli di stress e aumentare energia e benessere.