10 Giugno 2019
La prima ricerca dell’osservatorio congiunto di Valore D e MAAM rivela come la nascita di un figlio aumenti le competenze innovative a disposizione dei genitori sul lavoro.
Milano, 10 giugno 2019 – MAAM e Valore D – rispettivamente il primo metodo formativo per le aziende che trasforma l’essere genitore in un vero e proprio master in competenze soft e la prima associazione di grandi imprese italiane creata per sostenere l’equilibrio di genere e una cultura inclusiva nelle organizzazioni – annunciano oggi la nascita dell’Osservatorio Genitorialità, una palestra di management, un gruppo di ricerca congiunto che, per primo al mondo, osserverà in che modo la pratica genitoriale influenza le capacità manageriali delle persone.
Valore D e MAAM presentano contestualmente i risultati del primo studio, che indaga l’intersezione tra la genitorialità e i comportamenti innovativi: Problem solving, Capacità di gestione del cambiamento e Comunicazione risultano essere le principali competenze dell’innovazione più allenate dalle mamme e dai papà intervistati e il 49% di questi dichiara che i figli sono lo stimolo principale da cui originano le loro azioni innovative.
Si tratta di un’analisi quantitativa e qualitativa elaborata sulle risposte di 3.396 neogenitori (madri e padri con età media di 38 e 39 anni), partecipanti al percorso formativo MAAM e dipendenti di 16 aziende che appartengono alla rete di Valore D (Accenture, Alleanza Assicurazioni, Alstom, Barilla, BCG, BIP, Coca-Cola HBC Italia, Crédit Agricole, Danone, Enel, ENI, Generali, Poste Italiane, SACE, UniCredit, Unipol). Il campione oggetto di studio ha figli di età compresa tra 0 e 3 anni, il 22% occupa posizioni manageriali e di questi il 46% sono donne e il 54% sono uomini.
Tenendo come riferimento documenti scientifici che indagano gli ambiti del comportamento innovativo, si riscontra che:
La ricerca a cura dell’Osservatorio Genitorialità, una palestra di management evidenzia l’opportunità per le aziende di valorizzare il proprio capitale umano attraverso l’introduzione di programmi in grado di guardare alla genitorialità come pratica di formazione delle soft skill: l’esperienza di vita vissuta dai genitori è infatti una palestra continua di sfide ed errori che migliora le capacità innovative[2], sia durante le attività quotidiane sia nella prospettiva di lungo termine, rivelandosi dunque un potenziale motore di competitività.
“Il tema della genitorialità condivisa è da sempre nell’agenda di Valore D, e rappresenta uno snodo chiave per il cambiamento culturale del nostro paese, con impatto sull’aumento della presenza delle donne nel mondo del lavoro e nelle posizioni manageriali- ha spiegato Barbara Falcomer, direttrice generale di Valore D. Già nel 2016 l’associazione ha prodotto – a partire dalle buone prassi delle aziende associate – un documento sulla genitorialità in azienda, mappando le azioni più innovative ed efficaci di supporto alla maternità e alla paternità. Nel 2017 abbiamo inserito la genitorialità tra i principi cardine del Manifesto per l’occupazione femminile, presentato alle istituzioni con l’endorsment del G7 Italiano e firmato da più di 140 aziende. La ricerca in collaborazione con MAAM oggi rappresenta un altro importante passaggio in quanto evidenzia una correlazione positiva tra l’esperienza genitoriale e la crescita professionale e manageriale, rompendo lo stereotipo che pesantemente influenza la nostra cultura e dando alle aziende nuove chiavi di lettura”.
“Riconoscendo il potenziale formativo delle esperienze di vita e usando il cosiddetto apprendimento “life based”, le aziende potrebbero anche ridurre notevolmente i costi di formazione che, secondo l’Istat, in Italia hanno raggiunto i 4,5 miliardi (e il 40% ha riguardato proprio la formazione di competenze soft)” ha commentato Riccarda Zezza, CEO di Life Based Value e co-autrice di MAAM. “Si tratta di iniziare a usare nuovi modi di apprendere per rendere sostenibili nuovi modi di lavorare: si tratta di vedere e usare meglio ciò che c’è già, come la complessità della vita delle persone”.
[1] Riferimento della ricerca è il modello sviluppato da T.M. Amabile (1988) A Model of Creativity and Innovation in Organizations. Research in Organizational Behaviour che analizza 4 ambiti del comportamento innovativo – tratti della personalità, automotivazione, orientamento al rischio, competenze sociali.
[2] L’innovazione è considerata uno dei fattori chiave del progresso e del vantaggio competitivo delle aziende, come dimostra anche l’indagine Istat secondo cui il costo totale annuale della formazione in Italia ha raggiunto i 4,5 miliardi e il 40% ha riguardato proprio la formazione di competenze soft, come quelle relazionali o come evidenzia il Global CEO Study di IBM, che ha intervistato oltre 1.500 CEO di 60 paesi e 33 settori a livello globale, concludendo che la creatività è la competenza della leadership più importante per il successo.