Secondo i dati del Global Gender Gap Report del World Economic Forum, l’Italia è al 63esimo posto su 156 Paesi al mondo e tra le peggiori in Europa in tema di parità di genere. Per cercare di colmare questo divario, l’Ente Italiano di Normazione – UNI ha pubblicato il documento tecnico UNI/PdR 125:2022 contenente le linee guida sul sistema di gestione per la parità di genere nelle aziende. La prassi di riferimento, derivata da un Tavolo di lavoro sulla certificazione di genere delle imprese previsto dal PNRR – Missione 5, ha l’obiettivo di supportare le organizzazioni nel promuovere la parità di genere attraverso l’adozione di apposite policy per ridurre il gender gap.
La certificazione permette di ottenere sgravi contributivi fino a 50 mila euro, premialità nella partecipazione a bandi italiani ed europei e incentivi nell’aggiudicazione di appalti pubblici. Può essere richiesta da qualunque tipo di organizzazione, di qualsiasi dimensione e forma giuridica, operante nel settore pubblico o privato.
Per ottenere la certificazione, la prassi di riferimento prevede l’adozione di specifici Key Performance Indicator (KPI), indicatori chiave di prestazione inerenti le politiche di parità di genere nelle organizzazioni, in 6 aree di valutazione:
Da un’analisi preliminare si rileva che adottare le soluzioni Lifeed sia un’azione strategica verso la parità di genere, che può contribuire, direttamente o indirettamente, a circa il 50% degli indicatori richiesti dalla UNI/PdR 125:2022.
Il gruppo bancario ING promuove da anni iniziative per favorire l’inclusione e la cura dei propri collaboratori, con particolare attenzione alla valorizzazione delle competenze dei dipendenti genitori.
Per questo ING è stata premiata nel 2022 da Lifeed come Caring Company, un riconoscimento per le aziende capaci di valorizzare le persone e di esprimere un ruolo sociale tramite azioni concrete e misurabili.
Nell’ambito delle sue iniziative di Diversity & Inclusion, ING aveva individuato un bisogno sul tema del caring: l’obiettivo era quello di aiutare i colleghi a migliorare la propria autoefficacia durante periodi di incertezza e distacco dal lavoro per esigenze personali.
Dal 2020 ING Italia ha quindi introdotto il percorso Lifeed per i propri collaboratori neo genitori con figli 0-3 anni con l’obiettivo di accompagnarli in questa importante transizione e favorire il trasferimento di competenze tra vita privata e lavoro.
“Crediamo che valorizzare il legame tra le esperienze di vita privata delle persone e il lavoro permetta di migliorare l’engagement e l’inclusione”, racconta Teresa Mancino, Talent & Learning Lead di ING Italia.
Presi da altro. Affannati. Invisibili. Spesso nelle aziende è questa la considerazione dei caregiver, i dipendenti che nella vita privata si prendono regolarmente cura di qualcuno (genitori anziani, figli, partner, amici) o svolgono attività di volontariato.
Già oggi 7 lavoratori su 10 sono caregiver. Con l’aumento dell’età media della popolazione, il loro numero è destinato a crescere. Inoltre, sono sempre di più gli individui nella cosiddetta “Sandwich Generation”, che si trovano a dover gestire contemporaneamente la cura dei figli e quella dei genitori anziani. Ma le aziende sanno vederli?
Le aziende possono fare due scelte: fare finta di niente, con un impatto negativo sul benessere delle persone e relativi costi per il business; oppure vedere e valorizzare i talenti che i caregiver allenano ogni giorno proprio nel prendersi cura di una persona cara.
Non sprecare le tue risorse: usa il percorso Care di Lifeed
Con il percorso digitale di self-coaching Care di Lifeed le aziende favoriscono il benessere, l’engagement e la retention dei dipendenti caregiver, che possono trasferire sul lavoro fino a 63 competenze allenate dalle esperienze di vita privata, migliorando produttività, coinvolgimento
e benessere.
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In questo report sono presentati i dati raccolti dalla Survey 2021 di Lifeed che ha analizzato le risposte di 1.258 partecipanti ai suoi percorsi di apprendimento. Sono emerse competenze e risorse sviluppate dalle persone nelle loro transizioni di vita: diventare genitori, diventare caregiver, o più in generale attraversare un periodo di forte cambiamento, come la pandemia e il rientro in ufficio.
L’analisi dei risultati dimostra l’efficacia del Life Based Learning, il metodo ideato da Lifeed che permette alle persone di trasferire competenze soft dalla vita privata al lavoro e viceversa.
Le emozioni, gli stati d’animo, le scoperte e le competenze sviluppate dai partecipanti ai percorsi di apprendimento si inseriscono in cinque aree di impatto principali: benessere; leadership; soft skills; efficacia; cultural change.
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Dalla sfera privata a quella professionale, ognuno è “molte cose” contemporaneamente. Saper vedere in se stessi e negli altri le diverse dimensioni identitarie e prendersene cura rende le persone più efficaci e abbassa la fatica del gestire la complessità di ogni giorno.
Come è scientificamente dimostrato attraverso i percorsi Lifeed, nei molteplici ruoli di vita di ognuno vengono allenate competenze utili anche al business. Ma solo prendendosi cura di sé e delle altre persone è possibile far emergere i talenti nascosti e sviluppare un nuovo modello di “caring leadership”.
La cura, dunque, rappresenta una leva di inclusione, benessere e talent development per gli individui e per le aziende che hanno l’obiettivo di migliorare il well-being delle loro persone e di favorire la Diversity all’interno dell’organizzazione.
Solo sentendosi riconosciute a 360 gradi, non parzialmente come professioniste, le persone possono stare meglio anche sul lavoro, dove usano solo il 30% delle proprie capacità mentre l’altro 70% emerge nei ruoli personali e familiari.
Per il mondo del lavoro, questo dato rappresenta un quotidiano spreco di talenti.
Ma come Lifeed è in grado di dimostrare scientificamente attraverso il suo metodo e la sua tecnologia, tutte le esperienze della vita privata (dalla genitorialità al caregiving) sono un’occasione di sviluppo di competenze trasferibili nella sfera professionale e rappresentano una vera e propria palestra per allenare quelle soft skill così utili in tutti i nostri ruoli di vita.
Per le aziende si prospetta un miglioramento misurabile di ciò che Lifeed ha definito “Diverse Talent Index”, che misura la percentuale del talento complessivamente disponibile che viene usata sul lavoro.
Oggi le imprese hanno dunque l’occasione di guardare i loro collaboratori in modo nuovo, secondo la logica del “whole self” che considera le persone nella loro interezza, per far emergere i loro talenti e favorire inclusione e benessere attraverso la cura.
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