Nel mercato del lavoro di oggi, le aziende si trovano di fronte a una realtà unica: 4 generazioni lavorano fianco a fianco, ognuna con caratteristiche, aspettative e prospettive diverse. Questo scenario, caratterizzato da un rapido cambiamento e differenze mai così distinte, presenta sfide significative per la gestione delle risorse umane. 

Ne hanno discusso alcuni esponenti del mondo HR durante il digital talk di Lifeed “Generazioni al lavoro: come promuovere la diversità”, con la moderazione di Martina Borsato, Responsabile Osservatorio Vita-Lavoro di Lifeed.

Paolo Staffieri, Head of Human Capital BNL BNP Paribas, e Silvia Vertemara, Senior HR Business Partner Grünenthal Italia, hanno sottolineato l’importanza di gestire in modo strategico le diverse generazioni presenti in azienda, fornendo loro gli strumenti adatti per collaborare in modo efficace e produttivo

Per i junior abbiamo una sfida di attraction, guardando al cambiamento generazionale, per questo aggiorniamo costantemente la nostra value proposition. Per i senior la sfida è di ingaggio e reskilling. La sfida principale è l’integrazione tra le generazioni e far sentire tutti inclusi all’interno dell’azienda

Paolo Staffieri, Head of Human Capital BNL BNP Paribas

Abbiamo uno stabilimento produttivo in cui l’età media dei reparti varia molto. Utilizziamo l’ascolto attivo con una chiave di lettura anagrafica, diamo spazio ad azioni dinamiche e attente per alimentare nuove idee. Ci impegniamo per una cultura aziendale inclusiva che metta al centro le persone

Silvia Vertemara, Senior HR Business Partner Grünenthal Italia

L’impatto di Lifeed

I rischi legati a una gestione inadeguata delle generazioni in azienda sono significativi: aumento del turnover, calo della produttività e difficoltà nell’attrarre nuovi talenti

Tuttavia, trasformare queste sfide in opportunità è possibile. Secondo i dati dell’Impact Report 2024 di Lifeed, presentati da Benedetta Di Cesare, Research & Innovation Analyst di Lifeed, quando le persone vengono valorizzate per tutte le loro dimensioni di vita, si registra un aumento della retention, dell’engagement e della produttività. Un ambiente lavorativo che tiene conto del benessere dei dipendenti ha un’influenza positiva sulla loro permanenza in azienda.

Oggi le persone sono sempre più disconnesse dal lavoro e non stanno bene in azienda. Solo il 5% dei dipendenti italiani si sente ingaggiato e appena il 7% si dichiara felice sul lavoro.

Questa disconnessione impatta tutte le generazioni, in particolare i più giovani, ed è destinata ad ampliare il fenomeno del Talent shortage: una carenza di talenti che entro il 2030 è prevista di 85 milioni di persone a livello globale.

A tutto ciò si aggiunge l’avvento dell’Intelligenza Artificiale (AI) che porterà a una maggiore diversificazione delle competenze richieste nel mercato del lavoro.

Cosa possono fare le aziende?

Per riconnettere le persone al lavoro, la formazione tradizionale non basta. Occorre guardare le persone a 360 gradi valorizzando tutte le loro dimensioni di vita private e professionali.

Solo in questo modo le organizzazioni possono vedere e attivare il pieno potenziale di ognuno, migliorando così la retention, la crescita e la produttività dei propri collaboratori.

Ma cos’è il potenziale e dove si trova? Si tratta di competenze trasversali che rappresentano le skill del futuro (World Economic Forum) e vengono sviluppate soprattutto fuori dal lavoro.

Le 3 aree fondamentali per attivare tutto il potenziale in azienda

Per favorire la retention e lo sviluppo dei talenti, le aziende sono chiamate a costruire una strategia di lungo periodo su più livelli. La ricerca di Lifeed ha identificato tre aree-chiave di intervento:

I dati dell’Osservatorio vita-lavoro, basati sulla Survey 2023 che ha coinvolto 1.219 partecipanti ai percorsi Lifeed, dimostrano che valorizzare le persone nella loro interezza permette di ottenere un impatto concreto su tutte queste aree.

In questo Impact Report sono presentati i dati raccolti dalla Survey 2023 di Lifeed che ha analizzato le risposte dei partecipanti ai suoi percorsi di apprendimento e sviluppo. Sono emerse le competenze allenate dalle persone nelle loro transizioni di vita privata e professionale.

L’analisi dei risultati dimostra l’efficacia del Life Based Learning, il metodo ideato da Lifeed che permette alle persone di trasferire le proprie soft skill dalla vita privata al lavoro e viceversa.

L’iniziativa Caring Company continua a crescere. Le aziende che fanno parte della community investono nell’empowerment delle proprie persone e nella creazione di un ambiente lavorativo che favorisce la crescita professionale e il benessere individuale. I valori fondamentali che queste aziende condividono sono la sinergia tra vita e lavoro, una leadership incentrata sulla cura e la promozione di un ambiente inclusivo

Lifeed riconosce nel 2024 l’ingresso di 23 nuove aziende italiane nella community, tra cui: Bauli Group, Bcc Metauro, BCC Ravennate Forlivese e Imolese, Bureau Veritas Group, Deutsche Bank, DHL, Emerson, Emil Banca, Ferrari, stabilimento di Origgio di Grünenthal in Italia, IGT, Lundbeck, Nippon Gases, Novartis Farma, Telit, Vodafone Group.

Aziende protagoniste del futuro

Le aziende hanno sfide importanti da affrontare in un contesto lavorativo che vede le persone allontanarsi dai valori aziendali. Secondo il Report 2023 State of the Global Workplace di Gallup, solo il 5% degli italiani si sente coinvolto nel proprio lavoro. Un dato sconfortante che posiziona l’Italia all’ultimo posto in Europa insieme alle imprese italiane che nel contesto macroeconomico attuale, invece, hanno bisogno di crescere e di essere competitive all’insegna della Human Sustainability. 

Le Caring Company credono che la sostenibilità del futuro del lavoro dipenda dalle competenze umane. Le ricerche dell’Osservatorio Vita – Lavoro di Lifeed rivelano che mediamente nelle persone coesistono ogni giorno cinque ruoli e che solo 1,5 di questi appartengono alla sfera lavorativa. La leadership delle aziende è chiamata ad ampliare la mappa con cui guarda alle persone: ciò significa valorizzare tutti i ruoli di vita e di lavoro, tutti i talenti che rendono uniche le persone.

Riccarda Zezza, CEO & Founder di Lifeed

Le aziende che fanno parte della rete Caring Company stanno facendo un lavoro straordinario per dare una prospettiva nuova al mondo del lavoro. Sono aziende virtuose e lungimiranti che hanno scelto di investire sul benessere delle persone e di valorizzare la diversità. Se oggi queste aziende sono un esempio da seguire, è grazie al coraggio dei loro leader che hanno saputo mettere in luce il potenziale nascosto dei collaboratori, portando in azienda tutte quelle competenze sommerse, confinate nella vita privata

Lifeed promuove attivamente l’ampliamento della community di Caring Company che permette alle aziende di essere riconoscibili come realtà pronte per il futuro e capaci di mettere davvero le persone al centro, esprimendo un ruolo sociale con azioni concrete e misurabili.

In media circa il 33% dei lavoratori di un’azienda sono padri. Il 57% di loro vorrebbe che la paternità fosse più valorizzata sul posto di lavoro.

Sottovalutare le identità personali dei propri dipendenti si traduce per le organizzazioni in uno spreco di talento e in una minore capacità di retention e di coinvolgimento.

Nei padri c’è molto di “più”, un potenziale che le organizzazioni hanno oggi l’opportunità di vedere e mettere a frutto.

Quali sono i benefici immediati che le aziende possono avere valorizzando la paternità? Scoprilo nel paper di approfondimento.

Il Gruppo BCC Iccrea è il maggiore gruppo bancario cooperativo, l’unico gruppo bancario nazionale a capitale interamente italiano e il quarto gruppo bancario in Italia per attivi.

Con l’obiettivo di supportare la crescita professionale e l’empowerment femminile, l’azienda ha scelto la soluzione digitale di sviluppo Lifeed Radar per far emergere i talenti di ciascuna delle partecipanti, valorizzarli e potenziarne il profilo di leadership.

Lifeed Radar è stato inserito all’interno del percorso che il Gruppo sta portando avanti in termini di sostenibilità e Diversity & Inclusion. “I dati emersi dal lancio della soluzione Radar sono stati sorprendenti”, afferma Fabiola Massimi, Head of Group People Development & Performance di Gruppo BCC Iccrea.

Lifeed presenta Lifeed Radar TM, la prima soluzione digitale di sviluppo che, applicando l’Intelligenza Artificiale a una ricchezza unica di Human Data, rivela e attiva il pieno potenziale delle persone in azienda, anche quello tradizionalmente inespresso.

Mediamente, infatti, nel luogo di lavoro viene utilizzato solo il 30% del potenziale delle persone. Grazie a Lifeed Radar TM le aziende possono usare l’altro 70%, quello che di solito viene usato al di fuori del lavoro.

Una vista rivoluzionaria per le aziende

Si tratta di una vera e propria rivoluzione nel modo in cui le organizzazioni guardano e valorizzano le persone, frutto di 10 anni di investimenti nello studio della Human Intelligence e nella ricerca, avvenuta in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari, l’Università Bocconi, l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, l’Alma Mater Studiorum di Bologna, l’Università di Torino, la Kellogg School of Management e National Innovation Centre Ageing.

Grazie a questi studi, Lifeed Radar TM è in grado di rendere visibile e dare valore a risorse che di solito vengono ignorate perché usate in ambiti esterni al luogo di lavoro: così facendo, anche le esperienze extra lavorative diventano utili e produttive.

Manager, formatori ed HR potranno guardare le persone in modo nuovo grazie all’Intelligenza Artificiale, ricevendo innovativi Human Data con indicazioni su come migliorare il lavoro dei team, le relazioni tra le persone, capacità come l’innovazione, la leadership, l’agilità mentale e il problem solving, valorizzando al massimo tutto il potenziale delle persone.

Benefici su retention, inclusione e reskilling

Gli effetti di questa soluzione si sono dimostrati particolarmente efficaci in tre aree: quella della Retention, perché persone viste meglio e di più sono più forti e motivate a restare in azienda; quella della Diversity & Inclusion perché conoscere meglio le persone permette di eliminare i bias che ne indeboliscono il potenziale; e quella di Reskilling, arrivando a raddoppiare le competenze soft disponibili ai dipendenti.

Lifeed Radar si compone di una primo strumento pensato per le persone: MultiMe® Finder, tool individuale di sviluppo che permette di scoprire, misurare e attivare tutte le risorse disponibili nei ruoli di vita privata e professionale; e il Lifeed Monitor, secondo strumento che fornisce in tempo reale a HR, manager e formatori gli Human Data accompagnati da utili indicatori e azioni strategiche per aumentare il potenziale disponibile nei team.

“Abbiamo investito per dieci anni in ricerca e sviluppo tecnologico per arrivare a oggi. Nessun’altra soluzione sul mercato è in grado di fare quello che fa Lifeed Radar: siamo entusiasti di proporre alle organizzazioni una soluzione che permette finalmente di accendere tutto il potenziale di ciascun individuo, consentendo un più sano e veloce processo di crescita, con un impatto anche sulla società. E con la possibilità di misurare i risultati in modo esatto e continuo nel tempo”, dichiara Riccarda Zezza, fondatrice e CEO di Lifeed.

Le testimonianze delle aziende

Il Gruppo BCC Iccrea ha potuto utilizzare in modalità pilota la soluzione Lifeed Radar, intraprendendo un percorso volto alla Diversity & Inclusion con un focus sull’empowerment femminile.

“Abbiamo avviato un percorso per supportare la crescita professionale del genere meno rappresentato, in una logica meritocratica e di pari opportunità, studiando un programma di empowerment finalizzato a far emergere i talenti di ciascuna delle partecipanti per valorizzarli e potenziarne il profilo di leadership” spiega Fabiola Massimi, Head of Group People Development & Performance, Gruppo BCC Iccrea.

“I dati emersi dal lancio di Lifeed Radar sono stati sorprendenti:  il 90% delle nostre donne si sente più sicura e consapevole ed è pronta a sperimentare le competenze che generalmente usa solo nei loro ruoli di vita personale anche in ambito professionale, raggiungendo +19% di potenziamento della leadership; complessivamente i risultati hanno mostrato +20% di efficacia rispetto alla media delle Caring Companies.

Vuoi approfondire i vantaggi di Lifeed Radar? Scarica qui sotto il whitepaper e scopri come attivare il 100% delle persone nella tua azienda.

Oggi il mondo del lavoro è caratterizzato da grandi trasformazioni: da un lato l’Intelligenza Artificiale è sempre più presente nelle organizzazioni; dall’altro le giovani generazioni manifestano nuovi bisogni in termini di valori, aspirazioni e sviluppo dei talenti.

Come è possibile accompagnare questi cambiamenti nelle aziende per far emergere la differenza dell’umano e garantire la sostenibilità sociale dell’impresa nel tempo?

Il futuro del lavoro dipende da quanto le aziende saranno in grado di far emergere le competenze umane. Ma dove si trovano e quali sono?

La direzione HR può attivare tutto il potenziale delle persone

Il 70% delle competenze delle persone risiede nell’area della vita privata (fonte dati: Osservatorio vita-lavoro di Lifeed): un potenziale che rischia di essere sprecato in ambito lavorativo, se non viene visto e attivato dalle imprese, in particolare dalla Direzione HR.

Scopri nella checklist le 5 competenze trasversali che appartengono agli esseri umani e che sono insostituibili nel mondo moderno, da valorizzare all’interno delle aziende per favorire la sostenibilità umana.

Quando si parla di Environmental, Social e Governance (ESG) un elemento determinante nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità delle aziende nel lungo periodo è rappresentato dalla componente sociale.

Grazie a un approccio basato sulla Human Sustainability, le aziende sono in grado di valorizzare le persone nella loro interezza, facendo emergere sul lavoro le competenze che sviluppano nelle loro esperienze di vita e migliorando così i livelli di benessere, coinvolgimento ed efficacia.

In un mondo del lavoro dove l’Intelligenza Artificiale è sempre più diffusa e i dati sull’engagement delle persone (in particolare le giovani generazioni) sono poco confortanti, come è possibile valorizzare i talenti in azienda e garantire la sostenibilità dell’impresa?

Di tutto questo si è parlato in tre focus group promossi da Lifeed in collaborazione con HR-Link da aprile a luglio 2023, nei quali i responsabili delle Risorse Umane di diverse aziende si sono confrontati su come mappare e investire sui talenti delle persone per raggiungere i loro obiettivi di sostenibilità.

I veloci cambiamenti degli ultimi anni nel mondo del lavoro hanno reso la sostenibilità ancora più centrale rispetto al passato nella strategia delle aziende. 

In particolare, la componente sociale e umana della sostenibilità è diventata prioritaria per ogni tipo di organizzazione, dalle PMI alle multinazionali.

Alla luce di fenomeni come Grandi dimissioni e Quiet quitting (che vedono le persone allontanarsi dalle aziende) e della diffusione dell’Intelligenza Artificiale nel lavoro, il futuro delle imprese dipende dalla valorizzazione del capitale umano a 360 gradi

La realizzazione della sostenibilità umana in azienda spetta innanzitutto alla Direzione HR, che ha una funzione cruciale per favorire il benessere, il coinvolgimento e lo sviluppo delle persone. 

Tra le azioni concrete che le aziende possono mettere in campo nel percorso verso la Human Sustainability c’è l’ottenimento di alcune certificazioni che riguardano l’inclusione, la parità di genere, la gestione del capitale umano e la responsabilità sociale d’impresa. Ecco quali:

Il contributo di Lifeed a certificazioni e report

Attraverso i percorsi di Lifeed le aziende possono dimostrare un impegno concreto verso la sostenibilità, utile all’ottenimento e al mantenimento delle certificazioni.

Lifeed, come società di Education Technology per lo sviluppo e la sostenibilità del capitale umano, ha impatti concreti in termini di sostenibilità, inclusività, pari opportunità, benessere, sviluppo di competenze, sulle principali Certificazioni nazionali e internazionali.

Le soluzioni Lifeed rispondono inoltre agli Standard GRI (standard internazionali univoci per la misurazione della compliance ESG delle aziende) nelle aree di formazione e sviluppo e non discriminazione. Il contributo di Lifeed è già stato inserito da diverse aziende nei rispettivi report di sostenibilità.

Oggi l’Italia è al 104esimo posto su 146 Paesi nell’indicatore di partecipazione economica e pari opportunità delle donne al mondo del lavoro (Global Gender Gap Report 2023, The World Economic Forum). Il gender gap ancora molto presente nello scenario lavorativo italiano è strettamente legato al calo delle nascite e alla disoccupazione femminile.

Nel 2022 in Italia è stato raggiunto il nuovo record minimo di nascite che conferma la contrazione della natalità in corso ormai da decenni. Inoltre, come emerso dal rapporto Le Equilibriste di Save the Children, oggi nel nostro Paese il tasso di occupazione per le mamme si ferma al 63% (e con due figli minori scende fino al 56%), contro il 90% di quello dei papà.

Tra gli elementi fondamentali su entrambi i fronti, gioca un ruolo decisivo la disparità di genere anche nel tempo dedicato alla cura: secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, le mamme lavoratrici dedicano in media cinque ore e cinque minuti al lavoro di cura dei figli, mentre i papà lavoratori meno della metà. Se invece prendiamo un campione che include oltre alle lavoratrici anche le donne che non lavorano, la media di ore dedicate alla cura sale drasticamente arrivando fino a 16 ore (sette per gli uomini).

Più responsabilità di cura, meno carriera

Questo sbilanciamento dei carichi di cura sulle spalle delle donne, in particolare le mamme, comporta che queste ultime siano più penalizzate dal punto di vista lavorativo in termini di occupazione e di carriera. La conciliazione famiglia-lavoro è la principale causa di dimissioni delle donne: rappresenta infatti il 65,5% delle motivazioni delle dimissioni secondo il rapporto di Save The Children.

In un contesto lavorativo che vede ancora la maternità come un ostacolo, cosa possono fare le aziende per invertire la rotta e favorire la parità di genere? Quali sono gli abilitatori per una genitorialità condivisa?

Di tutto questo si è parlato nel Caring Company digital talk “La cura condivisa: la parità di genere attraverso la genitorialità” promosso da Lifeed, con le testimonianze di esperti del mondo HR, la condivisione dei dati dell’Osservatorio vita-lavoro presentati da Benedetta Di Cesare, Research & Innovation Analyst di Lifeed e la moderazione di Elisa Vimercati, Trainer & Researcher di Lifeed.

Come emerge dall’Osservatorio vita-lavoro di Lifeed, le aziende possono favorire una nuova cultura della genitorialità attraverso alcuni abilitatori: una cultura aziendale “caring” attenta al work-life balance dei dipendenti; la condivisione, il dialogo e il supporto tra colleghi e manager; iniziative ad hoc dedicate ai genitori. Ma contano anche l’autodeterminazione e la spinta individuale. Attraverso queste azioni, le imprese possono ottenere risultati in termini di sostenibilità umana utili ai fini degli obiettivi SDG e ESG.

I benefici riguardano anche i dipendenti genitori che, sentendosi visti e valorizzati, stanno meglio e si sentono più vicini all’azienda e più capaci. Tra i partecipanti delle aziende della community Caring Company che hanno partecipato ai percorsi Lifeed, il 66% dichiara di sentirsi meglio, il 71% ha migliorato le proprie competenze e il 77% sente maggiore vicinanza all’azienda.

La cura sviluppa competenze utili sul lavoro

Questa visione consente ai dipendenti genitori di trasferire sul lavoro le competenze allenate nelle esperienze di vita privata. Si tratta di competenze organizzative, relazionali, di gestione del cambiamento, di innovazione e di leadership sempre più richieste nel mondo del lavoro.

Ciò vale, in particolar modo, per i genitori-caregiver di bambini neurodivergenti (il cui cervello elabora, apprende e si comporta in modo diverso da quello considerato tipico). Da una ricerca congiunta dell’Osservatorio vita-lavoro di Lifeed e del Centro Tice emerge che avere doppie responsabilità di cura permette di sviluppare anche doppie competenze.

Come spiega Francesca Cavallini, Fondatrice e Presidente di Centro Tice, essere genitori e caregiver di bambini neurodivergenti comporta un lavoro aggiuntivo ed è molto spesso una dimensione invisibile. Ciò rende il genitore doppiamente affaticato. Nella nostra cultura ciò impatta soprattutto sulle madri, sulla loro salute mentale e sulla loro carriera. Ma è proprio dalle difficoltà che emergono capacità che possono essere trasferite in altri contesti, come il lavoro, se viste e valorizzate in modo corretto.

Partire dal cambiamento culturale

Secondo Lucia Pellino, Diversity & Inclusion Director di Lavazza Group, il lavoro da fare è soprattutto culturale: la cultura patriarcale vede la donna come la figura più adatta ai ruoli di cura. Ciò rappresenta una barriera nel mondo del lavoro e nella società. Le aziende possono fare la loro parte in termini di sensibilizzazione e comunicazione per rompere i pregiudizi esistenti e realizzare il cambiamento culturale necessario. 

Pellino sottolinea come la genitorialità condivisa sia un fattore determinante per la parità di genere e non debba essere alternativa alla carriera. Creare dei role model interni all’azienda di lavoratori e leader che sono anche padri presenti in famiglia può aiutare a superare gli stereotipi: essere bravi padri, infatti, può migliorare anche le competenze di leadership sul lavoro. Alle iniziative più ‘hard’ e concrete, dunque, le aziende devono affiancare anche iniziative culturali per creare un meccanismo virale positivo e sensibilizzare tutti sul bisogno di favorire la parità di genere.

Dare valore alla sinergia vita-lavoro

Purtroppo gli stereotipi di genere sono ancora molto radicati nella nostra cultura e le donne stesse sono costrette a limitare le proprie prospettive di carriera. Per Chiara Brina, Responsabile Gestione Executive e Welfare di Gruppo BCC Iccrea, essere una Caring Company significa anche agire per un cambio di paradigma attraverso una leadership di cura, con l’obiettivo di aiutare le donne a colmare il divario che si crea tra le esperienze di vita e il lavoro.

Per essere sostenibile nel tempo, l’impatto delle iniziative aziendali a favore della parità di genere deve dare vantaggi sia alle persone sia all’organizzazione (per esempio in termini di benessere ed engagement). Connettere le esperienze di vita con l’esperienza professionale fa sì che le due dimensioni si alimentino a vicenda in un’ottica di sinergia positiva.

Da parte delle aziende serve quindi una forte attenzione alla diversità (cioè le caratteristiche uniche di ognuno) e all’inclusione (la scelta dell’azienda di accogliere quelle diversità). Così sarà possibile valorizzare tutti i talenti delle persone, creando in ciascuno la consapevolezza delle proprie risorse e favorendo la parità di genere nel lungo periodo.