Finora ha parlato il Covid-19, ora ascoltiamo le persone

La meraviglia dentro: il valore dell’ascolto nella transizione

“Negli ultimi tempi ha parlato il Covid, ora ascoltiamo le persone”. Così Riccarda Zezza è intervenuta nei giorni scorsi al Forum della Comunicazione 2020.

La transizione dovuta alla crisi, nella quale ci troviamo a navigare negli ultimi mesi, rivela che in realtà le persone portano dentro di sé un’infinità di risorse: ciò che serve loro è solo uno spazio in cui poterle esprimere. È questa secondo Riccarda Zezza “la meraviglia dentro”, quella che può fare la differenza tra un’azienda che rimane ferma e una che continua a prosperare. Essenziale diventa quindi il saper guardare quello che c’è dentro alle persone: la capacità di ascoltarle e di stimolarle, di capire che cosa le coinvolge e che cosa invece le blocca, sono elementi chiave per il benessere e la produttività in tutti i ruoli, a tutti i livelli.

Le fasi della crisi

Nel caso della pandemia c’è stata una fase di “impatto” e ora sta per iniziare una lunga fase neutra, di incertezza e ridefinizione, cui seguirà un nuovo inizio: queste fasi possono anche sovrapporsi e l’esito non è mai certo. Come sarà questo “nuovo inizio” dipende da noi ed è per questo motivo che la transizione va indirizzata. Per farlo, basta dare spazio ai “semi di futuro”, già presenti in noi: essi devono essere visti, riconosciuti, nutriti, in modo che possano fiorire. La domanda è: “come?”. “Non servono grandi strategie” secondo Riccarda Zezza, “ basta farsi domande nuove e ascoltare le risposte che le persone hanno già dentro”.

Dai partecipanti del master Lifeed Crisi, ideato proprio per aiutare le persone ad attraversare la transizione, uscendone arricchiti di nuove consapevolezze e competenze, sono emerse risposte interessanti alla domanda “Che obiettivo ti poni in questa crisi?”. Cambiamento, comprensione, transizione, competenze, conoscenze, capacità sono tra i termini più gettonati, a conferma che questi “semi di speranza” sono davvero già in noi. Alla fine, è legittimo anche scegliere di non voler più “tornare indietro”, dopo la crisi: infatti, è necessario riconoscere che le transizioni sono un evento naturale nella vita delle persone, delle organizzazioni e della società. Comprenderle  permette ai singoli, ma anche alle organizzazioni, di non subirne passivamente l’impatto.

Il 61% dei partecipanti ai nostri webinar gratuiti, organizzati per sostenere le persone durante l’emergenza sanitaria, ha dichiarato di essere preoccupato per il futuro: il 50% è incerto, il 34% ha paura, il 43% si sente stanco e il 74% reputa che aumenterà la richiesta di supporto psicologico.

Come cambieremo dopo la crisi?

Secondo noi, però, non c’è nulla di anomalo in tutto ciò: occorre solo capire che ogni transizione è occasione per imparare cose nuove. Il 56% dei partecipanti agli stessi webinar, ad esempio, ha riconosciuto di avere acquisito più flessibilità e il 45% ha individuato nuove possibilità, il 41% pensa di avere appreso nuove competenze, la maggior parte dice di essere diventata più flessibile al cambiamento, più resiliente, più creativa.

Tutto questo ci porta a confermare che, dentro di noi, abbiamo già i germogli pronti per generare un cambiamento positivo: per cogliere questa opportunità, però, cioè per far fiorire questi semi, essi vanno coltivati, nutriti, annaffiati. Lifeed Crisi indirizza ed aiuta questa “coltivazione”. Pochi altri eventi, nella vita, ci aiutano a cambiare (in meglio!), a rinnovarci, quanto la crisi. Perché l’esito sia positivo ed arricchente, però, serve usare il “concime” giusto.

Accompagnare il cambiamento per farlo fiorire

Le organizzazioni non devono ignorare o negare che la crisi c’è stata o è in corso: devono accompagnare le persone nei processi di trasformazione e rinnovamento, per evitare contraccolpi. Devono ascoltarle, aiutarle ad esprimersi, perché si sentano parte attiva di questo processo e non spettatori passivi.

La crisi, infatti, è stata anche una liberazione. Sembra un paragone eretico, eppure, ora, possiamo essere davvero più liberi. Liberi “da” qualcosa, cioè liberi da quella routine che soffocava ed opprimeva i nostri desideri, liberi da tutto ciò che ci opprimeva già “prima”. Abbiamo l’occasione di scegliere, finalmente, di essere diversi, per essere liberi “di” esprimerci in un modo più in linea con ciò che siamo e che vogliamo. È normale provare paura o ansia durante questo passaggio: sono segnali di sviluppo, che ci suggeriscono che
siamo sulla strada giusta per operare cambiamenti sostanziali. Siamo stati in attesa, in silenzio per mesi: abbiamo osservato, ascoltato, ma ora siamo pronti per dare spazio ai nostri nuovi desideri.

Ciò che i dipendenti imparano può diventare anche un’occasione per innovare la cultura aziendale. Una chiave di lettura collettiva degli esiti del master Lifeed Crisi, ad esempio, può favorire un vero rinnovamento dell’impresa, un’opportunità di crescita importante, per tutti. “Crisi” significa, letteralmente, scelta: ecco perché, alla fine, potremo scegliere di non tornare indietro, ma di essere quei nuovi individui, quelle nuove aziende che hanno imparato tanto di nuovo ed ora possono godersi i frutti di ciò che hanno appreso.

Clicca sull’immagine e ascolta il podcast dell’intervento di Riccarda Zezza al Forum della Comunicazione 2020

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