Nasce il master digitale che trasforma la cura in risorsa

Curando si impara: il caregiving e le competenze soft

Siamo partiti da un’intuizione supportata da ricerche scientifiche e dati. Come la genitorialità, anche la cura di un proprio caro – anziano, malato o non autosufficiente – è una palestra di soft skill: questa è l’intuizione, validata da numerose ricerche scientifiche. Il dato: nelle aziende sono il 73% i lavoratori coinvolti in attività di cura familiare – lo dice l’Harvard Business University per il mercato statunitense, ed è confermato anche dalle analisi Istat che si concentrano sulla dimensione italiana. In particolare, il 30,5% degli over 50 nel nostro Paese dichiara di essere “caregiver”, ovvero un soggetto che si prende cura dei genitori anziani. Da queste premesse è nato CARE, il nostro nuovo Master digitale dedicato ai figli caregiver.

Ne parliamo anche su ItaliaOggi del 16 dicembre 2019.

ItaliaOggi del 16/12/2019

Nello specifico – spiega l’articolo – si tratta del primo e unico master per i caregiver lavoratori, che trasforma l’esperienza di cura verso un genitore fragile in palestre di competenze soft. Seguendo un format analogo a quello del Master per i genitori, che in quattro anni è stato utilizzato da oltre 8 mila madri e padri in 70 aziende, con un miglioramento delle competenze fino al 35% e un aumento di ingaggio per l’85% dei partecipanti, il nuovo CARE fa scoprire ai lavoratori caregiver nuove competenze e risorse, aumentando il loro benessere e la competitività delle loro aziende.

Il nuovo Master consente di sfruttare anche in ambito lavorativo il naturale miglioramento di alcune delle competenze legate all’esperienza della cura, tra cui gestione dello stress, gestione del rischio e dell’errore, saper prendere decisioni, empatia, delega, creazione di alleanze nel rapporto con gli altri, leadership, fiducia in sé, autoconsapevolezza nell’autorealizzazione e senso di sé.

CARE applica la metodologia del Life Based Learning, con 9 moduli digitali ricchi di contenuti interattivi e missioni “real life” che usano la vita reale come palestra di formazione esperienziale.

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