Enel. Diversity, nuova energia per l’azienda

Il settore energetico sta vivendo un’inarrestabile evoluzione che ha portato alla nascita di nuovi mercati e nuove opportunità di business e occupazionali, ma anche alla necessità di rivedere i modelli di business passati, per garantire un utilizzo sempre più sostenibile delle risorse, nel rispetto dell’ambiente e del territorio. I player dell’energia svolgono, da sempre, una duplice funzione: da un lato offrire l’accesso all’energia per abilitare lo sviluppo tecnologico, dell’economia e della società, dall’altro rendere l’energia accessibile a una fetta sempre più ampia delle popolazioni locali, per creare nuove opportunità nel campo dell’istruzione, dell’assistenza sanitaria, della parità di genere e dell’occupazione. In sintesi, un impegno attivo per creare valore sostenibile nel lungo periodo.

Al centro della Global Sustainability Strategy del Gruppo Enel non possono mancare le persone, riconosciute nelle loro molteplici diversità, a cui l’azienda ha dedicato obiettivi concreti per le pari opportunità di crescita e benessere. Una policy lungimirante ed efficace, iniziata nel 2013, e che dopo soli 3 anni, nel 2016 le è valsa il riconoscimento nel Diversity & Inclusion (D&I) Index di Thomson Reuters, citandola tra le 100 migliori aziende al mondo (su 7.000), valutate secondo quattro pilastri di diversità, inclusione, notizie e controversie verso i dipendenti, sviluppo.

Dal 2017 in Enel è attivo MAAM che integra le iniziative Parental Program e Caregiver Familiare con la piattaforma di formazione digitale e la community online per facilitare lo scambio tra peer ed esperti, per valorizzare le competenze relazionali, organizzative e innovative che si sviluppano dalle esperienze della genitorialità e della cura. La parità di genere si raggiunge anche in famiglia, con il bilanciamento tra uomini e donne degli impegni e delle responsabilità. Ciò non riguarda solo i neo-genitori, ma anche le altre tipologie di caregiver: con una popolazione aziendale over 50 che supera il 40% dei dipendenti, un’ampia fetta della popolazione è coinvolta in attività di cura verso famigliari “fragili” – spesso genitori anziani, malati o non autosufficienti, che può diventare un vero e proprio “secondo lavoro”, oltre a quello in azienda.